di MATTEO VICINANZA
“Le indagini sui beni storici ci portano sempre ad entrare nelle case dei collezionisti. Si comincia sempre con un furto di beni che appartengono ad un museo o ad un’area archeologica e queste indagini ci conducono spesso nelle case di persone facoltose e con molti soldi che sono appassionate di beni ed opere culturali e che desiderano possedere a qualsiasi costo”.
Massimiliano Croce, comandante dei Carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio culturale di Napoli, che ha descritto l’attività svolta dai suoi uomini che hanno consegnato questa mattina alla Soprintendenza Archeologica delle belle arti e del paesaggio dell’area metropolitana di Napoli un vasto tesoro frutto di indagini e di sequestri di queste opere d’arte. Tra i beni che i carabinieri hanno recuperato ci sono alcune monete di bronzo che appartengono all’epoca romana, lekythoi che sono delle copie che sono appartenute all’età ellenistica, delle anforette dell’età del bronzo, oinachoai, pissidi, coppette e brocchette di vernice nera, lucerne e monili. Reperti che sono stati recuperati e consegnati allo Stato e che i turisti potranno ammirare in una mostra che è allestita presso il Palazzo Reale di Napoli.
Le indagini, spiega il comandante del nucleo Tpc, partono sempre dal “territorio ma ci conducono in giro per tutta Italia. C’è un mercato clandestino che viene gestito da vere organizzazioni dedite alla criminalità alimentando la forte richiesta di questi beni. I collezionisti sono spesso persone facoltose, disposte a pagare cifre sempre più alte per potersi aggiudicare le opere e i beni archeologici di un valore inestimabile”. La mostra presso il Palazzo Reale di Napoli è allestita dalla Soprintendenza guidata da Mariano Nuzzo, che ha sottolineato il “valore intrinseco degli oggetti, che è si di inestimabile valore che spesso viene privato del titolo di testimonianza di quel determinato territorio, poiché spesso non conosciamo la provenienza di queste opere e di questi beni che recuperiamo”questi oggetti e queste opere “vanno attribuite al secondo secolo a.C. Al secondo d.C. – spiega- e il contesto di questi beni e di queste opere è spesso molto ampio: oggetti in ceramica nera e rossa, elementi lapidei dell’epoca romana, ceramica africana e perfino un reperto dell’epoca precolombiana. Non mancano mai i pezzi falsi con i quali spesso i criminali truffano gli acquirenti”.
Questo che compiamo oggi è il primo passo di un lungo percorso che ha portato all’allestimento di molte esposizioni temporanee e permanenti dei reperti confiscati alla criminalità organizzata sui quali vogliamo mettere l’accento su questo fenomeno complesso del traffico e della detenzione illecita di beni ed opere archeologiche che appartengono alla Soprintendenza e sono beni artistici ed archeologici che appartengono al patrimonio artistico e culturale dello Stato italiano.
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