di Antonio Zito
Sono passati 50 anni dal fatidico 11 settembre 1973 , giorno in cui si verificò in Cile il golpe contro il governo democratico e legittimo di Salvator Allende. In quel giorno con il bombardamento dell’edificio presidenziale a La Moneda in cui risiedeva Allende e che dopo una stagione politica difficile per la sua nazione aspettò con elmetto e armi in pugno l’attacco delle truppe dell’esercito comandato dal generale Augusto Pinochet , che si proclamava a capo di una giunta militare che pretendeva di ottenere il governo della nazione con la forza.
In quei giorni ci fu una spietata repressione con molti morti e arresti sommari e in questi giorni l’attuale presidente del Cile tornato alla democrazia nel 1990 ha commemorato quegli eventi con una marcia a cui anno partecipato circa 5000 persone e che è stata disturbata da agenti provocatori con incidenti e incendi e danni al museo della memoria di quegli eventi. Purtroppo bisogna ammettere che il Cile è ancora diviso sul giudizio sul colpo di stato che fu favorito dalla divisione in blocchi dell’epoca e dalla antica ma ancora attuale politica degli Stati Uniti , quella della America agli americani, leggi dottrina Monroe, ma anche dal pericolo di un’influenza politica di Cuba allora molto vicina all’Unione Sovietica. Si aspettano in questi giorni a Santiago i capi di stato di varie nazioni per commemorare l’evento, e tra essi il presidente brasiliano Lula e Massimo D’Alema.
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