di Antonio Zito
Commemorate questa notte alle 1.04 del 27 maggio , le vittime dell’attentato mafioso in via dei Georgofili a Firenze. Trenta anni dopo la strage del 1993 che provocò vari morti e feriti nell’ora esatta dell’attentato che avvenne dopo quelli di Falcone e Borsellino e che stranamente ma purtroppo non assurdamente colpì la città di Firenze, tanto da essere scambiata all’inizio come una fuga di gas, come ricorda il Sindaco di allora. Gli esperti dei Vigili del Fuoco ed altri chiarirono che c’era stata nella via un’esplosione di una macchina imbottita di tritolo, e la città sgomenta fu percorsa da un’ondata di sdegno per il vile attentato. Quell’attacco fu poi addebitato alla strategia destabilizzante di Riina e Messina Denaro famosi capi mafiosi che proseguendo l’attacco allo Stato centrale non trovarono strano colpire fuori della Sicilia. Ora che la Mafia non è più cosÏ forte si può con più serenità e freddezza affermare che come disse il presidente della Repubblica di allora Carlo Azeglio Ciampi si trattava addirittura di un tentativo di destabilizzare le istituzioni della Nazione italiana che però usciva dagli anni di piombo del terrorismo politico rosso e nero , e che perciò risultò più pronta nell’affrontare il terrorismo mafioso. In un periodo in cui si contesta il 41Bis soprattutto per la faccenda Cospito è opportuno ricordare l’utilità che ebbero le leggi repressive che furono promulgate in quegli anni contro la mafia. Esse decapitarono le cosche ai vertici obbligando il fenomeno sociale delle mafie ad un ridimensionamento.
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