di MARINELLA MARINO
L’arte presepiale napoletana si è mantenuta tutt’oggi inalterata per secoli, divenendo parte delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città. Famosa a Napoli, infatti, è la nota via dei presepi, via San Gregorio Armeno, che offre una vetrina di tutto l’artigianato locale riguardante il presepe. Inoltre, numerosi sono i musei cittadini e non, come il museo di San Martino o la Reggia di Caserta, nei quali sono esposti storici pezzi o intere scene ambientati durante la nascita di Gesù.
Nel settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d’oro, uscendo dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare nelle dimore dell’aristocrazia. Nobili e ricchi borghesi gareggiarono per allestire impianti scenografici sempre più ricercati. Giuseppe Sammartino, forse il più grande scultore napoletano del settecento, fu abilissimo a plasmare figure in terracotta e diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio.
La vera portata ed il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo ed unificante della comunità di appartenenza nella sua dettagliata composizione. Si potrebbe forse dire che il presepe napoletano è stato e rimane un veicolo di identificazione della “gens napoletana” e l’antesignano di quel realismo che caratterizza le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane.
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