di FRANCESCA CITRO E GRAZIANO CONCILIO
È il racconto di una vittima silenziosa. Nella storia di Marzia c’è un dato che più di tutto emerge come preponderante. Una circostanza che qualora l’ipotesi di omicidio venisse confermata dovrà qualificarsi come concausa nella sua tragica fine. Si tratta della solitudine.
Marzia Capezzuti è stata probabilmente per lungo tempo una vittima silenziosa e le parole non dette ai genitori Ciro e Laura, sono rimaste intrappolate a Pontecagnano in provincia di Salerno tra le mura domestiche del suo compagno morto per cause non ancora chiarite nel 2019. Nonostante la perdita di quest’ultimo infatti, Marzia era rimasta a vivere a casa della sorella dell’uomo Barbara.
I contatti con i genitori originari, residenti da anni a Milano, erano invece sporadici. Per l’esattezza la giovane li chiamava una volta all’anno. D’altro canto la giovane non aveva neppure un proprio telefono cellulare e si serviva di quello della cognata per contattare i suoi affetti. Quindi Marzia, la cui storia è emersa grazie al lavoro di Chi l’ha visto? aveva a tutti gli effetti una nuova famiglia. Potenzialmente aguzzina però, perché secondo quanto denunciato da una persona coperta da anonimato, Marzia sarebbe stata vessata, segregata, barbaramente picchiata ed infine uccisa.
Le motivazioni sottese, ipotizzano gli investigatori, sarebbero economiche. Riconducibili, cioè, ad una pensione di ottocento euro che Marzia percepiva a titolo di invalidità.
Ciro e Laura, i genitori biologici, non hanno più notizie della figlia dal 2021 ma la data della sua effettiva scomparsa potrebbe risalire al 7 marzo 2022. Per la sua scomparsa sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati: la suocera, la cognata con il marito ed il figlio nonché il proprietario di un’autofficina della zona. Le accuse sono molto pesanti: omicidio ed occultamento di cadavere.
Marzia era una ragazza sola. La solitudine di una ragazza desiderosa di affetti che credeva di aver trovato l’amore della sua vita, un amore perduto per cause non del tutto chiarite che però aveva portato con se la decisione di continuare a vivere con la nuova famiglia ritrovata.
Ma è proprio in quel nucleo che si è probabilmente sentita sempre più sola e maltrattata. Comunque sia andata e questo ce lo diranno le indagini, bisogna abbandonare un costrutto sociale radicato. La solitudine sembra non riguardare la salute ma è in realtà un grave fattore di rischio anche per l’incolumità delle persone.
Nell’inferno degli invisibili esiste una realtà ancora più sommersa: coloro che soffrono di invalidità emotive, sensoriali, caratteriali e comportamentali; condizioni quest’ultime, spesso utilizzate da chi commette violenze perché è in grado di agevolare l’instaurazione di una relazione non paritaria che chiaramente porta ad uno stato di insubordinazione, sottomissione e di messa in dipendenza.
Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti la vita di Marzia sarebbe stata ridotta ad un lumicino anche nella dignità della sua persona. Picchiata, denigrata, addirittura segregata. Costretta a dormire in uno scantinato e addirittura prostituirsi. Vittima di un annichilimento progressivo sia fisico che psicologico. Come denuncerebbe il suo sguardo perso nel vuoto ed i capelli tagliati in una delle ultime foto che la ritraggono.
Maltrattata e devastata nel fisico e nella psiche. Circuita da persone presso che sconosciute e che dicevano di volerle bene quando forse l’unico motivo per il quale l’avevano accolta nella loro abitazione era di natura economica.
Utilizzata mensilmente come un salvadanaio per gli ottocento euro a lei dovuti a titolo d’invalidità. In provincia di Salerno, in un casolare nei pressi di Pontecagnano e Montecorvino Pugliano sarebbe stato rinvenuto il corpo in avanzato stato di decomposizione. La donna aveva denunciato il fidanzato per maltrattamenti nel 2019.
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