di Luca Consiglio
Tra i tanti epici personaggi che animano la Terra di Mezzo, Gandalf è sicuramente uno dei più importanti, mistici e saggi. Sia ne Lo Hobbit che ne Il Signore degli Anelli riveste un ruolo essenziale non solo per i suoi poteri magici, ma anche più semplicemente perché il tipo di aiuto che le sue parole forniscono stimola i protagonisti a guardare le sventure da un’altra prospettiva.
È la guida di tutta la Compagnia, lo Stregone del Bianco Consiglio incaricato di sconfiggere Sauron dopo il tradimento di Saruman, i suoi consigli sono necessari affinché le avventure di Bilbo, Frodo, Aragorn e Thorin giungano a un lieto fine. Il suo aiuto, tuttavia, si è talvolta tradotto nella sua assenza, poiché la condizione di mancanza di appoggio in cui ha posto coloro che guidava li ha incoraggiati a crescere e a maturare.
Per tale ragione in Gandalf possiamo rintracciare qualità riconducibili alla figura paterna: nel bene e nel male assume un ruolo di guida e di ideale, di compagno e di avversario, a seconda della situazione; quelle che in psicologia e psicoanalisi sono chiamate “funzioni paterne” si condensano splendidamente in questo personaggio.
Il Signore degli Anelli prende avvio sessant’anni dopo le vicende de Lo Hobbit, quando Gandalf aveva aiutato Thorin a individuare in Bilbo uno scassinatore per recuperare l’Archengemma dalle grinfie del drago Smaug, usurpatore di Erebor. Poiché Arda, l’universo fantasy realizzato da Tolkien, è abitato da personaggi realistici ma al tempo stesso eroici, dubbio, fiducia e delusione sono sentimenti comuni.
Per tale motivo, al loro incontro successivo, in occasione del centundicesimo compleanno dell’hobbit, lui e Gandalf si studiano, perché il passato si attualizza nei misteri celati dall’eterna giovinezza di Bilbo. Lo stregone offre implicitamente il suo saggio aiuto dopo aver constatato i rischi che la Contea e le altre regioni della Terra di Mezzo corrono.
Garantire protezione dai mali rappresentati da Sauron, dall’Anello e dai Nove è il suo scopo: l’idea di affidare il fardello ai giovani Frodo e Sam è tanto geniale quanto azzardata, motivo per cui, come un padre, Gandalf assume per loro ruolo di guida e accompagnatore, almeno fino ai confini della Contea.
Gandalf il Grigio appartiene all’ordine degli Istari, inviati nella Terra di Mezzo per guidare gli esseri che popolano Arda. Istari significa infatti “I saggi“, ed è proprio la sua saggezza che Gandalf mette al servizio della Compagnia.
Il bello di Gandalf il Grigio è che, mancando in ben due momenti de Il Signore degli Anelli, egli compie questa funzione e costringe piccoli eroi a diventare grandi, come adolescenti che devono maturare.
L’alfiere del pericolo si separa dai membri della Compagnia solo dopo che hanno riconosciuto lo stesso.
Sacrificandosi nello scontro con il Balrog di Moria, Gandalf cade nelle tenebre e permette al resto della Compagnia di proseguire il viaggio; i membri devastati dal lutto devono fare i conti con la propria incompletezza, perché colui che per loro era stato un padre viene a mancare nel modo più doloroso e definitivo.
In senso freudiano, Aragorn, Frodo e gli altri d’ora in avanti hanno il dovere morale di realizzare azioni per avvicinarsi agli ideali rappresentati dallo Stregone; psichicamente, devono cercare di interiorizzare quei valori che la funzione paterna di Gandalf aveva trasmesso.
Considerando il critico viaggio che devono compiere, la riuscita di questo processo non è scontata: Il Signore degli Anelli è un viaggio di formazione nella misura in cui prima di mettere in gioco la salvezza della Terra di Mezzo, i protagonisti mettono in gioco la loro stessa esistenza che proseguirà su strade separate portando con loro gli insegnamenti di Gandalf che tornerà nel secondo film come Stregone Bianco per contrastare il corrotto Saruman producendo un effetto benefico sui nostri eroi.
Il ritorno del padre è il momento cruciale della battaglia contro Isengard e la base su cui fondare lo scontro tra Gondor e Mordor della parte finale del viaggio, mentre Frodo e Sam, accompagnati da Gollum, si avvicinano al Monte Fato, pericolosamente vicino all’Occhio di Sauron.
Gandalf il Bianco assume il comando del Bianco Consiglio dopo il tradimento di Saruman, corrotto dal potere di Sauron e dalle fantasie di onnipotenza sulla Terra di Mezzo; d’ora in avanti, egli assume definitivamente il ruolo di “Nemico di Sauron” incarnato, comandante delle Forze dell’Ovest che si difendono dall’Ombra di Mordor.
Quando gli eventi giungono al momento critico, l’unico strumento che garantisce il legame tra i lontani membri della Compagnia è un potente, definitivo atto di fede rispetto ai loro valori, che s’incrociano in Gandalf perché fonte della lealtà che li unisce.
Uno degli elementi de Il Signore degli Anelli che più mi commuove è la separazione che si stabilisce ai Porti Grigi dopo la sconfitta di Sauron e la vittoria del bene è tanto dolorosa quanto rasserenante. Solo lì la Compagnia si scioglie definitivamente, pur tuttavia mantenendo per sempre forti legami di affiliazione.
Quando la storia finisce e le separazioni si consumano, abbiamo l’impressione che questo sia il messaggio che Tolkien e Jackson intendano lasciarci rispetto a Gandalf: volersi bene e legarsi non è scontato, ma è il valore più prezioso che abbiamo e quello che trascende ogni ostacolo materiale
Infine Gandalf può lasciata la Terra di Mezzo e tornare a Valinor, a contemplare lo splendore della luce di Eru, perché egli è l’unico tra gli Istari che ha compiuto il proprio destino.
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