“Lo Sport è della Gente”. Questo il motto scelto dalla Zona Orientale Rugby Popolare Salerno per l’evento in programma sabato 24 luglio, a partire dalle 17.30, al campo sportivo “24 maggio 1999”.
Un modo per ripercorrere, insieme alle altre realtà sportive che si sono aggregate al sodalizio della palla ovale nell’ultimo anno, il percorso che ha portato nonostante la pandemia il campo “24 maggio 1999” ad essere, dopo un lungo periodo di abbandono, un impianto polisportivo (tra i pochi a Salerno) in cui viene praticato concretamente, attraverso l’autogestione, il diritto allo sport.
Sport che per volontà della ZO si lega a doppio filo all’inclusione e alla socialità, motivo per cui saranno ricordati gli eventi di solidarietà portati avanti nel lockdown, come il sostegno alle famiglie del quartiere in difficoltà grazie alla campagna “alimentiamo il sostegno“, senza dimenticare l’esperienza del centro estivo, che sarà confermato anche per questa estate, e diverse attività laboratoriali per bambini e bambine.
Il tutto, senza dimenticare da dove si è partiti. Ovvero da un campo in stato di abbandono, il cui recupero è diventato il primo passo per attivare un processo di rigenerazione sportiva e sociale in un quartiere periferico, reso possibile dalla sinergia con la Parrocchia di Sant’Eustachio, guidata dal parroco Don Nello Senatore, che ha ottenuto in concessione dal Comune di Salerno la struttura a scopi sociali.
Organizzato anche un open day (partecipazione gratuita), per bambini e bambine, che potranno approcciare con il Rugby, ma anche con le altre realtà salernitane che si sono affiancate con discipline diverse come il Softball (Seagulls), Baseball (Thunders), e Football americano (Renegades American Football Team e gli Eagles Salerno American Football Team).
Dopo la cena sociale, l’iniziativa concluderà con la presentazione, a vent’anni dai fatti di Genova, il libro “Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global” di Daniele Maffione, per analizzare e contestualizzare collettivamente idee e pratiche del movimento No Global. Perché, come a dirla con le parole della Zona Orientale Rugby Popolare, “se un altro sport è possibile, un altro mondo è ancor più necessario”.
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