di ANTONIO RAIMONDI
Oggi 28 giugno, per la rubrica “Il nostalgico“, ricordiamo la nascita a 154 anni fa di uno dei nostri giganti della letteratura italiana del Sud dei primi del ‘900
Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l’innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l’ultimo dei quali incompleto.
«Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco “Kaos”.»
(Luigi Pirandello)
Il suo primo grande successo fu merito del romanzo “Il fu Mattia Pascal”, scritto, secondo la leggenda, nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe.
Il libro fu pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d’altronde di altre opere di Pirandello.
Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare il 1922, quando si dedicò totalmente al teatro.
Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l’amico Nino Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo Teatro Minimo presso il Teatro Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: “Lumie di Sicilia” e “l’Epilogo”, un atto unico scritto nel 1892.
Pirandello acconsentì e la rappresentazione il 9 dicembre del 1910 dei due atti unici ebbe un discreto successo.
Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche Angelo Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano “Lumie di Sicilia”, rappresentato con grande successo al Teatro Pacini di Catania il 1º luglio 1915.
Cominciò da questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre del 1916 al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scriveva nel 1917 al figlio Stefano.
«… davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico.»
(L. Pirandello, dai Foglietti)
Pirandello si occupò di questioni teoriche fin da giovane nonostante fosse convinto che qualunque filosofia sarebbe fallita di fronte all’insondabilità dell’uomo quando in lui prevale la “bestia”, l’aspetto animalesco e irrazionale.
Si avvicinò alle teorie dello psicologo Alfred Binet sulla pluralità dell’io. Pubblicò nel 1908 i saggi Arte e Scienza e L’umorismo caratterizzati da un’esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. Le due opere sono espressione di un’unica maturazione artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano all’inizio del Novecento e che vede come centrale proprio la poetica dell’umorismo.
Da ricordare anche drammi come Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV, commedie come il Berretto a sonagli, Così è (se vi pare), e Uno, nessuno, e centomila, uno dei suoi romanzi più celebri.
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