di ANTONIO RAIMONDI
Il 4 maggio 1949 alle ore 17:03 avvenne l’incidente aereo noto come Tragedia di Superga, nel quale un Fiat G.212 siglato I-ELCE della compagnia aerea ALI, nel quale abbordo c’era tutto il Grande Torino, all’epoca la più forte squadra di calcio d’Italia, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949, i cui suoi giocatori all’epoca erano le colonne portanti della Nazionale, di ritorno da Lisbona, Portogallo, dopo l’amichevole con il Benfica, verso l’aeroporto di Aeritalia, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, sull’omonima collina torinese; morirono tutti, passeggeri ed equipaggio, in totale 31 vittime. Il tempo su Torino era pessimo. Alle 16:55 l’aeroporto comunicò ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima (40 metri).
I funerali delle vittime si svolsero il 6 maggio presso il Duomo di Torino e videro un’imponente partecipazione popolare: oltre 600.000 persone si riversarono infatti per le strade del capoluogo sabaudo a salutare per l’ultima volta i calciatori. Tra i presenti anche Giulio Andreotti, in rappresentanza del Governo, e Ottorino Barassi, presidente della FIGC. La camera ardente si tenne a Palazzo Madama, ex residenza reale situata nella centralissima piazza Castello. Vittorio Veltroni, redattore capo cronache della Rai, effettuò la radiocronaca in diretta delle esequie della squadra.
Lo shock fu tale che l’anno seguente la nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave.
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