di MARINELLA MARINO
A causa della pandemia legata al Coronavirus c’è stata una trasformazione nella vita lavorativa e sociale. Si è parlato tanto di scuola ma poco di università. Il problema è questo isolamento e le cause che avrà sulle vite di milioni di studenti e quindi sul futuro dell’Italia. Per fortuna con il nuovo Dpcm in vigore dal 16 Gennaio 2021 ci sono alcune novità per le università rispetto al precedente, dove si prevede che le lezioni possano riprendere anche in presenza, alternando questa modalità a quella a distanza. I piani di organizzazione della didattica da svolgersi a distanza o in presenza devono tenere conto delle esigenze formative e dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale e delle corrispondenti esigenze di sicurezza sanitaria.
Le Università devono assicurare laddove ritenuto necessario il recupero delle attività formative e di quelle curriculari, ovvero di ogni altra prova o verifica che risultino funzionali al completamento del percorso didattico. Si è capito che la didattica on line è sicuramente utile, ma se integrata dalla didattica in presenza. Nel caso di alcuni esami a Trento si sono adottati dei sistemi per far sì di non correre il rischio che lo studente copi nella stanza in cui si sostiene la prova: non devono essere presenti altre persone, né libri, né quaderni o appunti, inoltre i docenti dovranno invitare i ragazzi a mantenere lo sguardo verso lo schermo onde evitare fonti di consultazione di materiale non ammesso. L’università ha una funzione essenziale nella formazione: senza l’esperienza comunitaria viene meno una delle componenti fondamentali della crescita umana, sociale e culturale.
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