E’ anche in questa drammatica circostanza che emergono tutte le criticità del comprensorio del Vallo di Diano che continua a dimostrare la sua incapacità di fare rete. Questa volta non si tratta di congiuntura economica e occupazionale e filiere produttive ma di un dramma sanitario e sociale che interessa l’intero Paese e che si è presentato violentemente e con dati estremamente aggressivi a livello nazionale ed internazionale.
Politici, amministratori, tecnici, Chiesa, ecc. neanche questa volta hanno avuto slancio e capacità di reazione univoca nel bene del proprio territorio e della loro gente. Il Vallo di Diano è da anni sotto la scure dei tagli della sanità regionale e nazionale con un ospedale praticamente chiuso a Sant’Arsenio ed uno a Polla dove periodicamente c’è minaccia di tagli di servizi per i circa 65mila abitanti. Eppure nel rapporto tra professionalità sanitarie (medici, infermieri, ecc.) e numero di residenti, il comprensorio esprime una presenza di operatori della sanità (almeno sulla carta) copiosissima, come si registra in pochi altri comprensori sia della Regione Campania che dell’Italia, anche se diversi dei nostri “talenti della sanità” erogano le loro prestazioni fuori dal Vallo di Diano.
Non si è mai pensato all’organizzazione di una task force, a un team di esperti in materia di programmazione e progettazione in grado di organizzare servizi capace di reagire tempestivamente a eventi straordinari. Eppure sono destinate al Vallo di Diano risorse finanziarie ingenti, in quanto territorio inserito nella programmazione dello sviluppo ministeriale e regionale tra le aree interne. La Strategia d’Area del Vallo di Diano, ad esempio, può contare su risorse per l’implementazione di attività nei servizi di Mobilità, Istruzione e SANITA’ (riorganizzazione e potenziamento della rete territoriale dei servizi di diagnosi, assistenza e cura). Inoltre tante altre risorse e iniziative, destinate ad attività informative, sociali, di orientamento, ecc., estremamente utili e innovative sono destinate alla popolazione del Diano, ma purtroppo restano silenziosamente e colpevolmente nei cassetti degli Enti sovracomunali e locali quali quelle inerenti alla “ violenza di genere” nelle aree interne. Una classe dirigente capace di fare rete, coesa e con una “visione” avrebbe avuto una reazione immediata con soluzioni concrete quali la riattivazione dell’Ospedale di Sant’Arsenio, l’allestimento di un nuovo presidio adeguatamente attrezzato che avrebbero dato un senso e uno slancio ulteriore alla cospicua generosità degli Imprenditori, delle famiglie e dei professionisti che hanno contribuito all’acquisto di attrezzature medicali INDISPENSABILI.
E non c’è spazio per addurre motivazioni di natura burocratica e procedurale; è piuttosto la mancanza di una task force con capacità progettuali e gestionali che emerge in tutta la sua gravità in questa circostanza drammatica. E intanto nell’inconsapevolezza generale i cittadini del Vallo di Diano devono continuare ad ascoltare dichiarazioni inerenti alla conta di contagi per singolo comune e sperare di non essere vittime predestinate.
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