di Marinella Marino
Non solo la pizza, ora anche il caffè: l’espresso napoletano punta ad ottenere dall’Unesco il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’annuncio è stato dato dal Presidente del Consiglio Regionale della Campania nel corso dell’incontro: ”I patrimoni culturali immateriali, tra rito e socialità”, evento promosso dalla Regione Campania in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza e l’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Una candidatura che viene da lontano e che ha avuto inizio con una raccolta di firme presso lo storico Gambrinus, uno dei luoghi simbolo dell’espresso partenopeo, luogo di incontro di un tempo per gli intellettuali, che qui si riunivano per discutere di arte, cultura politica.Nel mondo, Napoli è conosciuta come patria del buon caffè, bevanda che segna una sosta piu’ volte necessaria nel corso della giornata, ma anche una scusa per un appuntamento inteso come informale, non impegnativo. ”Prendiamoci un caffè”, ”ti aspetto per il caffè”, ”ne parliamo davanti ad un buon caffè”, sono frasi tipiche per incontrarsi rapidamente, anche se spesso da un appuntamento che si immagina rapido si finisce per stare ore a chiacchierare. Tipico anche del senso napoletano è il ”caffè sospeso” al bar paghi il tuo, ma anche un caffè per qualcuno che verrà, ma non ha i soldi per pagarselo. Insomma, un buon caffè non lo si nega ad alcuno. E’ simbolo di amicizia, disponibilità e convivialità: nelle case è la bevanda offerta a tutti, dall’idraulico che ripara un rubinetto, all’inquilina del palazzo che vi restituisce un panno steso caduto, al rappresentante di commercio che vuole vendervi qualcosa. Celebrato nelle canzoni – indimenticabile quella di De Andrè ”Don Raffaè – ah che bell’ò cafè, pure in carcere ò sanno fà, cò a ricetta ch’a Ciccirinella, compagno di cella ci ha dato mammà…. – Il caffè nella città di Parthenope resta la bevanda – simbolo per eccellenza: ” espresso per tutti significa Napoli.
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