di UMBERTO ADINOLFI
Come rompevi i “cabasisi” tu, non lo faceva nessuno. Non sono ancora lucido, ma faccio il mio dovere di cronista e racconto ciò che è stato. Salerno nei suoi ultimi 10 anni e più, ha avuto a che fare con una tipa tosta e fuori dall’ordinario. Marta Naddei, in arte “zeppola”, la notavi lontano un miglio. Aveva quel fuoco dentro – tipico dei giornalisti di razza – ma anche una vena ironica assolutamente indisponente e irriverente. E così ti capitava di incontrarla lungo le scalinate buie di Palazzo di Città, scambiarsi il saluto e subito partiva qualche invettiva. Finiva come sempre a ridere ed a sorseggiare il caffè. E come descrivere gli appuntamenti istituzionali che i giornalisti devono seguire, dandosi più di un pizzico sulla pancia. Eri lì, accanto a tutti noi, a prendere nota di ciò che accadeva, ma scrivendo in coreano, tanto da poter aggiungere anche epiteti irripetibili che nessuno avrebbe mai potuto tradurre. Già, la Corea. La tua passione. Sarebbe stato bello vederti realizzata in quella terra lontana che per te rappresentava il top della vita. Ed invece eri qui a Salerno, a fare a cazzotti con quattro editori di basso livello, che al posto dello stipendio, concedono l’elemosina ai giornalisti, celandosi dietro scuse e falsità. Ecco cosa ha perso Salerno. Ha perso una giornalista “con le palle”, che non ha mai avuto paura di fare una domanda scomoda in più. Ha perso una ragazza semplice, dal volto pulito e dalla coscienza a posto. Ha perso una donna che aveva riposto in questo mestiere così villipeso da tutti il suo sogno professionale. L’ultimo messaggio che ci siamo scambiati risale ad agosto. Ci siamo salutati come al solito, tra battute e risate. Ed è così che voglio ricordarti. Cerca almeno di non torturare nessuno lì sopra con il tuo sarcasmo.
Fai buon viaggio.
Comment here