a cura di Alessia Trovato
“Le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi le sue calzette rosse e l’innocenza sulle gote tue due arance ancor più rosse …” Quante volte l’abbiamo cantata a squarciagola durante la stagione estiva mentre si allestivano i falò oppure in altri periodi dell’anno: “La canzone del sole“, un brano che ha segnato intere generazioni e anche la mia infanzia, del grande Lucio Battisti, capolavoro redatto nel1971. Desidero donarvi questo breve flashback per raccontarvi uno dei cantautori più eclettici e istrionici della musica italiana anche offrendovi qualche aneddoto.
Lucio Battisti, classe 5 marzo 1943, originario di Poggio Bustone una ridente cittadina in provincia di Rieti, in seguito per motivi lavorativi del padre si trasferì prima a Castel Sant’Angelo, un comune situato nell’’hinterland rietino per poi raggiungere Roma. Appassionato di musica da giovanissimo, all’età di 13 anni promosso in terza media come dono per il traguardo raggiunto chiede ai i genitori una chitarra. Sarà questo il motivo per cui nel corso dell’adolescenza trascurerà gli studi, provocando l’irritazione del padre che gli impose di diplomarsi ,altrimenti sarebbe stato costretto ad espletare il servizio militare pure essendo figlio di un invalido di guerra. Sì diplomerà e diventerà un profondo conoscitore della cultura musicale sia internazionale che italiana, profondamente ispirato da uno dei complessi più seguiti in quel periodo i Beatles ed anche da Paul Anka ed altri artisti.
La svolta nel 1965 quando il cantautore rietino incontrerà uno degli esponenti più enigmatici del panorama musicale italiano considerato il paroliere per eccellenza: Mogol, il quale nel corso di un’intervista rilasciata qualche anno fa a un emittente televisiva locale ha affermato: “Lucio Battisti mi fu presentato durante un pranzo di lavoro da un’amica produttrice discografica di origine francese, mi rivolsi a lui dicendogli che i brani che mi aveva fatto ascoltare non mi convincevano molto, così lo invitai il giorno dopo e scrivemmo due pezzi che non riscossero un enorme successo ma nacque anche la struggente “29 settembre”, brano riproposto come cover dagli Equipe84″.
Un sodalizio artistico fortunato il loro, insieme hanno scritto brani che hanno segnato un un’epoca, lasciando un’impronta indelebile del panorama discografico italiano componendo delle vere e proprie poesie d’amore come Acqua Azzurra Acqua Chiara, I giardini di marzo, Emozioni e tanti altri, pezzi che in poco tempo divennero famosi e che rimasero e rimarranno impressi nell’immaginario collettivo.. La magia del bianco e nero in tv ci entusiasma quando rivediamo un duetto sensazionale, nel programma Studio 1 in onda su Rai 1 negli anni 70, l’eclettica Annamaria Mazzini in arte Mina e Lucio Battisti interpretano i loro più grandi successi suscitando l’entusiasmo del pubblico. Da , “Insieme” “E pur mi son scordato di te” ed ancora “ Mi ritorni in mente” a molte altre . Personaggio schivo, non amava la vita mondana e il gossip, morirà nel 1998.
“Come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio, posso già volare, io vorrei, non vorrei, ma se vuoi ”
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