di Luca Boffa
Il santo di oggi è uno dei santi più amati a livello popolare: stiamo parlando di San Antonio Abate, il noto mistico e monaco egiziano del IV secolo, vissuto tra il 251 e il 356 dopo Cristo. Stando alle fonti agiografiche lasciate dal grande Attanasio di Alessandria, quest’ultimo lo stesso grande santo che ci lasciato la preghiera del Credo ed anche la narrazione delle vite di altri santi. È – come noto – il santo protettore degli animali: come ben sapete tutti, ogni 17 gennaio c’è in molte parrocchie la benedizione degli animali domestici, come tradizione proprio in onore del santo in questione.
Il principale santuario di san Antonio Abate è situato in Egitto ed è appartenente alla Chiesa Copta; i copti come cristiani sono eredi della popolazione dell’Egitto cristianizzato dalla tarda antichità romana e i primi secoli medievali, prima della dominazione araba e quindi anche della venuta dell’Islam. Il Copto è l’erede della lingua egizia classica, usata per la liturgia copta ancora oggi. Il nostro Antonio Abate parlava quindi copto, i suoi scritti sono stati tradotti in greco per favorirne la loro diffusione nel mondo dell’epoca. dove il greco era lingua principale dell’Impero Romano Orientale detto volgarmente Impero Bizantino.
Antonio Abate insomma è un grande santo vissuto in un contesto storico affascinante ovvero il tardo Impero Romano; con l’Europa che si stava avviando alla nascita del mondo medievale con i primi monaci cristiani come rappresentati della fede cristiana, il mondo medievale ha incluso altri grandi santi monaci, tipo Benedetto da Norcia che è stato fondatore dell’Ordine Benedettino che ha preservato il patrimonio greco romano al livello di scritti giunti fino a noi dopo il crollo della Pars Occidentalis, ovvero la parte occidentale dell’Impero Romano.
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