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Il Redattore Sociale: chiude un pezzo di storia del giornalismo “altro”

di Carlo Noviello

Tra un mese esatto a partire da oggi chiuderà una testata storica del giornalismo del terzo settore: il “Redattore Sociale”.
Nata dalla volontà della Comunità di Capodarco nel 2001, dalla precedente esperienza del 1994 di un seminario al quale parteciparono giornalisti di tutta Italia, ha perseguito l’obiettivo di trattare i temi del disagio e dell’impegno sociale in Italia e nel mondo. Prima di quello che poi divenne un vero e proprio network, la Comunità diede vita all’agenzia giornalistica, alla quale si sono abbonati nel corso degli anni giornali di tiratura nazionale.
In tutti questi anni il sito storico è rimasto completamente gratuito, affiancato dall’agenzia giornalistica riservata, invece, agli abbonati.
Nel 2022 il primo evento importante che ha dato il via al percorso in declino e cioè la perdita del contratto con l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, a seguito di una nuova gara che ha visto vincitrice altra testata. Il contratto prevedeva l’affidamento dell’organizzazione e gestione del servizio “InsuperAbile Inail”. Rappresentando questo impegno circa il 90% dei ricavi, si può immaginare quanto sia costata questa perdita e quanto abbia impattato sul lavoro della redazione, composta da nove giornalisti e altrettanti poligrafici.
Di lì la lenta deriva: prima la cassa integrazione speciale all’85%, che portò alle dimissioni di tre giornalisti e cinque poligrafici e, a seguito delle mancate promesse di altre commesse da parte degli enti pubblici, la decisione della chiusura. Sembra ci sia stata anche l’offerta della cessione della testata ai giornalisti che, però, hanno rifiutato, così come comunicato dall’editore.
Pertanto, il prossimo 10 gennaio la testata chiude e saranno licenziati tutti i dipendenti.
Il comitato di redazione accusa l’editore di non aver tentato alcuna strada per evitare che ciò avvenisse e rincara la dose accusandolo di voler mandare a casa i dipendenti senza condizioni accettabili, con una decurtazione delle indennità e con il vincolare le stesse alla riscossione di alcuni crediti.
Quello che si chiede, ribadiscono il CdR e i lavoratori in un comunicato pubblicato sul sito, è che si chiuda in maniera onorevole, senza trattamenti diseguali, mettendo in pratica i valori che hanno contraddistinto il Redattore Sociale negli anni.
Un vero peccato che si sia giunti a questa conclusione per una testata che ha cercato di raccontare il disagio, economico e sociale, che ha dato voce agli emarginati, ai disoccupati, ai lavoratori poveri e a tutti coloro che definiamo gli ultimi. Punto d’incontro, questo, dello spirito e dei valori che accomunano anche noi di Paperboy, che cerchiamo di dare voce in un modo alternativo ai diritti di tutti e che ci fa sentire, quindi, tutta la vicinanza possibile ai giornalisti del Redattore Sociale.

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