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RITRATTI: Franco Di Mare, una vita da inviato sempre in prima linea

di ALESSIA TROVATO

“Mi hai insegnato a guardare la vita quotidiana dalla parte del bene, Franco vedevi sempre il bene. Mi hai coccolata, protetta, mi hai aiutato a capire i miei errori. Sei stato un compagno come si leggono nei libri e mi amavi tanto. Spero di averti fatto felice, se qualche volta non è successo perdonami. Ora “dovrò camminare senza te al mio fianco, senza il tuo sorriso ad incoraggiarmi. Non so se ce la farò. Anche se sei dentro di me e lo sarai per sempre”.

Parole toccanti quelle pronunciate dalla seconda moglie di Franco Di Mare Giulia Berdini, nel corso delle esegue che si sono svolte lo scorso 20 maggio nella Chiesa degli Artisti a Roma per ricordare il suo amatissimo compagno di vita, scomparso lo scorso 17 maggio all’età di 68 anni. Colpito da un tumore molto invasivo diagnosticatogli poco tempo fa causato da inalazioni di particelle di amianto.

Presenti alle esequie del giornalista di origine Napoletana, conduttore, scrittore, inviato di guerra, molti colleghi sia della carta stampata che operatori e tecnici che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui ma soprattutto tanta gente comune che ha voluto ricordare il suo garbo nel raccontare i fatti. Tra gli ospiti, il direttore dell’Unità Piero Sansonetti, che lo ha definito un giornalista sempre in prima linea che ha raccontato i conflitti balcanici con dedizione e sensibilità, portandoci in Algeria, in America Latina, raccontando in modo eloquente le atrocità vissute dai popoli in quegli anni.

Desidero iniziare il mio ritratto descrivendo una delle figure più emblematiche che hanno segnato un’epoca, Franco Di Mare. Un excursus intenso quello di Franco Di Mare che proviene da una famiglia di umili origini, dopo aver conseguito la laurea in scienze politiche presso l’Università Federico II di Napoli nel 1980, diviene un apprezzato cronista ed esordisce nella sede distaccata del Quotidiano l’Unità, prestigioso giornale molto diffuso nella città partenopea.

Le sue doti spiccate non passano inosservate infatti nel giro di pochissimo tempo viene nominato corrispondente e dovrà trattare un settore ostico per un giovane giornalista già affermato, quello della cronaca giudiziaria. Una curiosità: incontrerà in quel periodo in carcere un esponente di spicco della criminalità organizzata il boss Raffaele Cutolo, il quale lo minaccerà. Per questo motivo il direttore dell’epoca lo inviterà a trasferirsi nella sede centrale. Contemporaneamente la sua tenacia verrà premiata, conquisterà il patentino di giornalista pubblicista e nel frattempo verrà assunto da un’agenzia di giornalisti associati Aga. Negli anni ’90 entrerà in RAI prima come corrispondente, della sede estera di Saxa Rubra e racconterà per vent’anni i conflitti più disastrosi che segneranno la storia internazionale offrendo una fotografia reale che rimarrà impressa nel cuore del pubblico italiano.

Carismatico, accetterà nuove sfide che gli consentiranno di ricoprire il ruolo ambito di direttore prima del Tg2, successivamente del Tg1 e per concludere di Rai 3 mantenendo nel palinsesto aziendale programmi come report che si occuperanno di un tema scomodo come quello dell’uranio impoverito e dell’amianto. Intensamente profondo, condurrà trasmissioni di successo come Uno Mattina dove dimostrerà la sua versatilità, “sarò Franco” un pre-serale in onda negli anni 2000 programma in cui ogni sera introduceva un tema differente offrendo per 5 minuti il suo punto di vista sempre schietto e sincero e “Palermo chiama Italia”, dove con intuizione ed estrema professionalità tratterà un altro argomento a lui molto caro, che è quello della legalità, recandosi nel capoluogo siculo per celebrare il magistrato simbolo della lotta contro la Mafia Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morbillo con i suoi 5 agenti della scorta rimasti uccisi in quel fatidico 23 maggio 1992.

Si cimenterà anche come autore raccontando la sua esperienza di inviato di guerra e i suoi molteplici viaggi come lui stesso ha raccontato in un’intervista molto intima e ricca di pathos rilasciata ad un programma ha confessato visibilmente emozionato: “Proprio a Sarajevo mentre osservavo la devastazione più totale ho avvertito l’esigenza di diventare padre. Un giorno io e il mio operatore ci rechiamo per caso in un orfanotrofio completamente raso al suolo dagli attacchi della notte precedente, vediamo molti bambini che sorridono nonostante tutto. Venni colpito dall’espressione dell’unica bambina bruna in mezzo a tanti bambini biondi. Decisi allora di prenderla in braccio e con mio grande stupore lei si aggrappò al mio collo da quel momento compresi che dovevo fare di tutto per adottarla”. Un amore indissolubile narrato nel romanzo ‘Non chiedete perché’, scritto nel 2015 (Edito da Feltrinelli), dedicato alla figlia Stella. L’anno successivo andrà in onda anche una fiction su Rai 1 tratta dal suddetto romanzo intitolata “L’angelo di Sarajevo“, il protagonista maschile un attore poliedrico che possiamo definire un “vanto per il cinema italiano e non solo, il grandissimo Giuseppe Fiorello.

Con la trasparenza che ha caratterizzato tutto il suo percorso sia professionale che umano, il giornalista napoletano è apparso molto provato una ventina di giorni fa nella trasmissione condotta da Fabio Fazio “Che tempo che fa”, dove il presentatore aveva rivelato di essere affetto da mesotelioma riferendosi alla sua patologia con grande forza e determinazione ha aggiunto: “Sono attaccato ad un respiratore ma confido nella ricerca”, una chiacchierata intima, intensa in cui Franco Di Mare si espone completamente narrando la sua ultima fatica editoriale intitolata “Le parole per dirlo”, la guerra fuori e dentro di noi, una sorta di manuale dove racconta la sua esperienza come inviato di guerra e al contempo si mette a nudo non nascondendo le sue fragilità. Inoltre utilizza delle parole chiave che rappresentano i suoi punti di forza, ricordiamone alcune: resilienza, coraggio, amore, termini che appartengono non solo alle persone conosciute nel corso della sua vita, ma al contempo possono essere adottate per rassicurare l’intera umanità presente nell’universo. Secondo me Franco Di Mare non ha raccontato solo la guerra ma ha descritto la semplicità del saper vivere, ci mancherà.

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