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Masaniello, la storia di un “sindacalista” ante litteram

di Antonio Raimondi

Tommaso Aniello d’Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello (Napoli, 29 giugno 1620 – Napoli, 16 luglio 1647), è stato un capopopolo napoletano, protagonista della vasta rivolta che vide, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione napoletana insorgere contro la pressione fiscale imposta dal governo vicereale spagnolo. Nella vita di questo personaggio non è sempre facile distinguere gli avvenimenti realmente accaduti da quelli elaborati dal mito. La sollevazione di cui Masaniello si fece capofila scaturì dall’esasperazione delle classi più umili per le gabelle imposte dai governanti sugli alimenti di necessario consumo, misura questa rientrante nel più ampio ventaglio di politiche economiche della Corona degli Asburgo di Spagna atte al sostentamento delle imprese militari in seno alla logorante guerra dei trent’anni, motivo per cui, fintanto che fu in vita, la sua non si configurò mai come una rivolta espressamente antispagnola e repubblicana, come avrebbe voluto invece la prospettiva storiografica italiana dell’Ottocento che, ancora profondamente influenzata dai valori risorgimentali, vedeva in lui un patriota ribellatosi alla dominazione straniera.

Le cause degli eventi del luglio 1647 sarebbero da ricercarsi infatti nella specifica realtà politica, economica e sociale della Napoli spagnola della prima metà del Seicento, a sua volta comunque da inquadrarsi nel più ampio contesto europeo della forte rivalità tra Spagna e Francia (cui era ricollegabile anche un’ormai tradizionale contesa per il possesso della corona di Napoli); non a caso il grido con cui Masaniello sollevò il popolo il 7 luglio fu: «Viva ‘o Re ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno», secondo la consuetudine popolare tipica dell’Ancien régime di cercare nel sovrano la difesa dalle prevaricazioni sulla plebe dei suoi diretti sottoposti. Sarà soltanto dopo la sua morte che la rivolta assunse delle esplicite connotazioni politiche e sociali dal carattere antifeudale ed antispagnolo e, secondo taluni, persino secessionista (al pari di quanto in quello stesso periodo si stava verificando nei Paesi Bassi, in Portogallo ed in Catalogna).

Dopo dieci giorni di rivolta, che costrinsero gli spagnoli ad accettare le rivendicazioni popolari, a causa di un comportamento stravagante, frutto di una strategia mirata a fargli appunto “fare pazzie”, Masaniello fu accusato ufficialmente di pazzia ed ucciso per volere del viceré, di alcuni capi popolari e di una piccola parte della plebe. Nonostante la breve durata, la ribellione da lui guidata indebolì il secolare dominio spagnolo sulla città, aprendo la strada per la proclamazione dell’effimera e filofrancese Real Repubblica Napoletana, avvenuta cinque mesi dopo la sua morte.

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