di Antonio Zito
Oggi è stato presentato a Roma uno studio da parte di Confesercenti e IPSOS intitolato “Il commercio oggi e domani” sullo stato del commercio al dettaglio dopo la pandemia e con una statistica previsionale fino al 2030.
Da tale studio si rivela che nel 2023 rispetto al 2019 c’è stata una diminuzione di circa il 7% di negozi in meno pari a circa 53000 esercizi commerciali chiusi in questo lasso di tempo. A essere colpiti maggiormente sono i negozi del settore dell’abbigliamento, quelli del settore cartoleria, e quelli del settore alimentare in particolare della pasta. La crisi energetica con il rincaro di luce e gas sono additati come i maggiori responsabili del fenomeno, insieme al diffondersi del commercio online. La crisi economica e il susseguente diminuito potere d’acquisto degli italiani hanno dato il colpo di grazia per determinare questo stato di cose. Nè è migliore la previsione dell’andamento di questa situazione fino al 2030. Se la guerra in Ucraina è sicuramente responsabile della crisi del settore della pasta che in Italia è date le abitudini alimentari degli italiani molto sentita, pure però va ricordato il peso della crisi energetica susseguente al conflitto tra Russia e Ucraina per il rincaro generale di luce e gas che colpisce tutti i settori del commercio in dettaglio. Tale studio è quantomeno tempestivo perchè giustifica l’osservazione quotidiana dei cittadini su la chiusura di tanti esercizi commerciali nelle nostre città. Si ritiene alla Confesercenti che una politica fiscale attenta ai piccoli esercizi di commercio potrà aiutare il commercio al dettaglio che è stato sempre un punto fermo della politica del governo e in particolare del partito di Giorgia Meloni storicamente. Infatti la destra politica è stata sempre attenta ai problemi del piccolo commercio e ci si aspetta una serie di leggi per aiutare i commercianti.
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