di ALESSIA TROVATO
Matteo Messina Denaro: dalla latitanza fino all’arresto le tappe salienti che raccontano la vita del Boss di Cosa nostra.
Una delle immagini che ricordo bene impressa nella mia mente è la foto del piccolo Giuseppe Di Matteo, un promettente fantino con il desiderio di intraprendere una carriera in questo settore. Strangolato e disciolto nell’acido, per vendetta nei confronti del padre, da un uomo che non ha mai amato la vita e non ha mai rispettato l’altro. Un arresto eccellente quello che si è compiuto lo scorso lunedì 16 gennaio alla clinica La Maddalena di Palermo, dopo 30 anni, la cattura di uno dei capi di Cosa nostra che insieme a Salvatore Riina detto Toto, diedero l’ordine di premere il telecomando che provocò la tragica strage di Capaci in cui morirono il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morbillo i 5 agenti della scorta.
Denaro, accusato di essere il presunto mandante di questo evento così sanguinoso che rimbalzo agli onori della cronaca nera nel 1992 e ancora oggi viene denominata dagli esponenti e gli operatori del settore” la strage delle stragi”. Ancora in corso il processo, l’imputato ha rifiutato di presentarsi in videoconferenza dal carcere dell’Aquila, dove è stato trasferito dopo l’arresto.
Il Pubblico Mistero ha rinviato al prossimo 6 marzo l’udienza. In queste ore e nei giorni scorsi, perquisizioni all’interno dei covi intercettati tra Campobello di Mazara e Castelvetrano città natale del capo di Cosa nostra. Secondo quanto si apprende, il latitante si presentava con il nome di Andrea Buonafede, dimorava in tutta libertà in alcuni appartamenti, facendo la tranquilla vita del pensionato. All’interno degli appartamenti molto costosi e arredati in modo molto elegante, gli investigatori hanno trovato abiti eleganti, gioielli e documenti contenenti numeri di telefono e molto altro. Ancora in corso altre perquisizioni in altri luoghi, per risalire ad altri particolari della rete che ha coperto la latitanza del boss.
Le indagini proseguono a tappeto condotte dai Ris e dalla polizia scientifica del nucleo investigativo di Messina gli interrogatori sono condotti dal sostituto procuratore Maurizio De Lucia e Paolo Guido che hanno condotto un’operazione molto complessa che ha portato all’arresto del superlatitante. Insieme al superlatitante arrestato anche un agricoltore, Giovanni Luppino, il quale sostiene di aver conosciuto sei mesi prima Messina Denaro e che solo la mattina del 16 gennaio, lo stesso si presentò a casa sua per chiedergli di essere accompagnato all’ospedale, per sottoporsi a seduta chemioterapica. È notizia di oggi, che l’unica figlia conosciuta del latitante, non andrà a trovare il padre in carcere, la stessa ai tempi del liceo affermò alla sua insegnante, dopo aver preso la decisione di trasferirsi insieme alla madre in un altra località: anche se ha commesso delle atrocità e’ pur sempre mio padre.
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