di Luca Consiglio
La Sirenetta arriva e nuota dalle pagine di Hans Andersen al grande schermo con una missione importante: salvare la Disney dal flop. L’eroina, che nel 1989 si fece carico di questo difficile compito, è Ariel, la protagonista de La Sirenetta di John Musker e Ron Clements. Prima dell’uscita della pellicola i Walt Disney Animation Studios stavano attraversando un decennio difficile, costellato da continui fiaschi dal punto di vista cinematografico.
Grazie a lei la Disney tornò a collocare i suoi lavori nelle classifiche dei film più apprezzati della critica e del pubblico, ottenendo persino due premi Oscar e due Golden Globe per la colonna sonora. Ma cosa differenzia questo film d’animazione da tutti gli altri suoi predecessori di allora? Totalmente differente dalle sue “colleghe” non aspetta passivamente il mutare della marea ma va controcorrente inseguendo i suoi sogni sfidando le avversità. Ella diviene capostipite per le eroine successive che hanno poi dominato il periodo del Rinascimento disneyano, con coraggio sacrificando se stessa non solo in modo fisico senza perdere se stessa, quel sacrificio che le ha stravolto la vita è stato compiuto con la consapevolezza di raggiungere un obiettivo ben più grande: un amore che seppur impossibile ha fatto breccia in molti cuori non solo ai personaggi del lungometraggio ma anche a tante generazioni future. Ella anche se ha perso la sua natura di sirena è rimasta energica ed affascinata come sempre dal mondo umano negatole da tanto tempo, con Eric accade tutto questo con una facilità e semplicità incredibile tanto da meravigliarci noi stessi di tutto.
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