di ALESSIA TROVATO
Artista poliedrico, attore, sceneggiatore, monologhista, Roberto Benigni nasce a Manciano la Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino, ridente cittadina in provincia di Arezzo, il 27 Ottobre 1952.
E’ il più giovane di tre sorelle, Bruna nata nel ’45, Albertina nel ’47 ed Anna nel 1948. Famiglia di origini molto modeste, i genitori, papà Luigi e la mamma Isolina , appartenevano alla realtà contadina.
Dopo essersi trasferito, con la famiglia a Prato, si iscrive inizialmente in un seminario, che abbandonerà, a causa dell’alluvione del 1966, per iscriversi all’istituto tecnico commerciale, dove conseguirà il diploma di ragioniere.
Le sue reali attitudini, lo condurranno ad intraprendere la carriera di artista.
Esordì come cantante, negli anni settanta, ma subito dopo debuttò in teatro con lo spettacolo “ Il re nudo”; conosce esponenti del mondo del teatro, tra cui Messeri, con il quale si trasferisce a Roma.
La svolta, dopo aver interpretato alcuni ruoli in spettacoli teatrali, avviene quando incontra Giuseppe Bertolucci, che scrive per lui il monologo “ Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, che otterrà un grandissimo successo, prima a Roma e successivamente in molti palcoscenici italiani.
L’interpretazione del personaggio di Cioni, suddividerà la critica dell’epoca, da un lato apprezzeranno la cosiddetta comicità all’avanguardia, mentre dall’altro susciterà scandalo per il linguaggio molto colorito e provocatorio.
In seguito, dopo alcuni ruoli secondari, viene chiamato da Marco Ferreri, per interpretare il ruolo da protagonista, nel film Chiedo Asilo.
E’ il teatro il suo primo amore.
Lo spettacolo dal titolo One- man Show, monologo in cui, lo stesso Benigni , autobiograficamente , si racconta esilarando il pubblico, avrà un tale successo, che lo stesso protagonista , lo replicherà negli anni ottanta, ottenendo sempre un discreto consenso da parte del pubblico in sala.
Viene notato anche dalla platea televisiva;
La prima apparizione avverrà, nella trasmissione del 1978 “ L’altra domenica “, condotta da Renzo Arbore, dove interpreta un critico cinematografico un po’ sui generis.
Questa forma di comicità, interpretata da Benigni, irriverente e inusuale in quel contesto storico, verrà giudicata dagli addetti ai lavori dell’epoca, rivoluzionaria ed innovativa, mentre altri la definiranno scandalosa ed irriverente.
Nel 1983 , conosce Nicoletta Braschi, che diventerà sua compagna sia sul set, che nella vita privata, convolando a nozze il 26 Dicembre del 1996, in un convento di suore di clausura, a Cesena.
Nel 1984, l’amicizia profonda, ed il legame che univa Benigni con uno dei mostri sacri della commedia popolare italiana, il grande Massimo Troisi, li vede protagonisti nella pellicola “ Non ci resta che piangere”, film che, spopolerà nelle sale cinematografiche.
Amante della letteratura, ha interpretato e parafrasato in un modo assolutamente innovativo, spiegando in maniera semplice ma magistrale, facendolo comprendere ad una platea popolare, il testo più letto e conosciuto al mondo: La Divina Commedia.
Tra i film, più celebri, ricordiamo “ Johnny Stecchino, il mostro, la pantera rosa, pinocchio e molti altri.
Ma il film che lo consacrerà anche nel panorama cinematografico internazionale, è sicuramente “ La Vita è bella “. Grazie a questo film, conquisterà il Premio Oscar nel 1997, primo attore italiano a conquistarlo, dopo Anna Magnani nel 1956 e Sofia Loren nel 1962.
Il film avrà sette candidature, sarà premiato con tre Oscar, come miglior colonna sonora, miglior attore protagonista e miglior film straniero. A premiarlo, sarà proprio Sofia Loren, entusiasta ed emozionata nel consegnargli l’ambita statuetta.
Ambientato durante il secondo conflitto mondiale, racconta la tragedia dell’Olocausto, come se fosse una favola.
Il protagonista, un libraio, trasferitosi nelle campagne fiorentine, viene deportato in un campo di concentramento, e, per non far comprendere al proprio figlio la terribile esperienza che stanno vivendo, si inventa un gioco.
“ Bisogna rispettare tutte le regole che vengono impartite dai militari; se le rispettiamo, vinciamo un premio: un carro armato” .
Nel frattempo, viene deportata e rinchiusa nella sezione dedicata alle donne, anche la moglie, interpretata da Nicoletta Braschi.
Il messaggio che il protagonista, invia alla consorte, di nascosto, attraverso gli altoparlanti, posizionati nel campo , per comunicarle di essere ancora vivi, è sicuramente una delle scene più emblematiche della pellicola.
Nella sua carriera, ha ricevuto , molteplici riconoscimenti, l’ultimo in ordine di tempo: il Leone alla carriera, consegnatogli durante l’ultimo festival del cinema di Venezia.
Commovente la dedica alla moglie : “Io conosco solo un modo per misurare il tempo: con te o senza di te. E’ sempre stato così.” ce lo dividiamo questo Leone, io mi prendo la coda e a te lascio le ali”.
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