di Carlo Noviello
In questi giorni avremmo dovuto dar vita ad un progetto che porta il tuo nome, insieme alla tua vecchia scuola. Altri amici avrebbero voluto godere dello splendido sole che caratterizza questi giorni per dedicarti un momento sportivo, di quelli che ti son sempre piaciuti tanto.
Sarebbe stato bello abbracciarci tutti oggi, ricordando il tuo nome e il tuo sorriso, ma purtroppo questa brutta emergenza sanitaria ha voluto negarci anche questo.
Ci sarà il tempo per tutto, ne sono consapevole, e ci sarà il tempo per raccontarti questi mesi, se mai ce ne fosse bisogno. Magari sai già tutto e ne sorridi, così come hai sempre fatto.
In realtà so che non ti avrebbe fatto piacere tutto questo clamore, né avresti goduto di tutta questa attenzione. Il tuo sguardo schivo mi avrebbe posto degli interrogativi, che io non avrei subito capito, e sarei rimasto in bilico tra il voler raccontare al mondo che c’eri – che ci sei – e il darti retta e lasciar perdere tutto.
Poi, però, io lo so che là fuori il mondo è un po’ distratto. Non ti concede tutto il tempo che vuoi e anche quando te ne regala un pizzico, è pronto a riprenderselo perché non sei stato rapido come ti si chiede. E già, perché lì fuori è tutto molto veloce e quelli come noi non sono pronti ad accelerare, né vogliono farlo a comando. Tutto va vissuto com’è e non perché te lo si chiede. Nessuno può dirtelo, nessuno può chiedertelo.
E allora va bene così Mario, facciamo che mi stai facendo un bel regalo. In questo momento è l’unico modo che conosco per starti ancora vicino ed è l’unico modo che ho per scrivere il tuo nome. Poi, magari, con calma, mi spiegherai meglio come fare. So che saprai farlo, lo so.
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